Si è idealmente aperta con qualche ora d’anticipo la prima edizione della #VirtualCorrida, l’appuntamento ideato dalla Fratellanza 1874 per sostituire in questo difficile periodo il tradizionale appuntamento podistico nel giorno della Festa del Patrono. Saranno più di mille coloro che nel corso del weekend correranno a distanza i 13,350 chilometri della tradizionale manifestazione e tra questi hanno già iniziato le loro fatiche i Cadetti dell’Accademia di Modena, storico partner della società gialloblù che anche quest’anno non ha voluto fare mancare il proprio supporto ideando una lunga staffetta che, a gruppi, coinvolgerà fino alle ore 16 di domenica tutti gli allievi.
A gruppi di 5 o 6 persone i partecipanti al 201° e 202° corso correranno per 48 ore consecutive alternandosi ogni quaranta minuti e portando sempre con sé una bandiera tricolore. Ciascuna pattuglia correrà a ritmo costante percorrendo 29-30 giri della pista di atletica all’interno dell’Accademia per una distanza di 7,5 chilometri. Ogni 24 ore, pertanto, verranno percorsi ben 264 chilometri, vale a dire la lunghezza dell’intera via Emilia che collega tutte le province della nostra regione, da Rimini a Piacenza. Nel complesso la somma delle distanze percorse da tutti gli allievi sarà di 3075 chilometri, vale a dire la lunghezza di un percorso ideale che unisce in linea d’aria tutti i capoluoghi di regione italiani.
Questo per richiamare la presenza all’interno dell’Accademia Militare di persone provenienti da tutte le regioni d’Italia. La lunga staffetta è stata aperta da Irene Incarnato, studentessa di medicina nonché prima donna nella storia insignita della carica di Allievo Ufficiale Capo Scelto di Reggimento a cui è stata consegnata la bandiera italiana.
L’iniziativa dell’Accademia Militare di Modena, inoltre, ha anche un valore strettamente legato alla memoria. I 528 chilometri da percorrere nelle 48 ore, infatti, non solo rappresentano la lunghezza della via Emilia andata e ritorno, ma anche idealmente una tristemente nota “marcia della morte dei Generali” ovvero quegli spostamenti a piedi, in condizioni estreme di gelo e neve, a cui sono stati costretti i militari italiani deportati nel corso della Seconda Guerra Mondiale per spostarsi da un campo di concentramento ad un altro a causa dell’avanzata russa sul fronte orientale.