Un 25 aprile senza Trofeo Liberazione

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Il 25 aprile per tutti gli atleti della regione è da sempre sinonimo del “Trofeo Liberazione”. Solitamente il Campo Scuola di Modena iniziava ad animarsi nel primo pomeriggio fino a tarda serata e le tribune hanno sempre pullulato di pubblico. Quest’anno non sarà così e saranno molti i nostalgici di quella prima gara di stagione, che come tale non ha un alto spessore dal punto di vista tecnico del risultato, ma rappresenta per tutti un modo di testare il lavoro fatto e la condizione atletica dopo il periodo di preparazione outdoor alla fine delle varie gare invernali. Grazie alla fama di questo appuntamento, le gare pullulavano sempre di atleti di alto livello provenienti da svariate zone del centro e del nord Italia pronti a mettere nero su bianco quello che potevano valere a inizio stagione. Il “Trofeo Liberazione” poche volte è stato sinonimo di record, di personali, ma è stato il modo per inaugurare le gare  in pista, per iniziare a sfidare gli avversari e nei giorni successivi iniziare a modellare, sulla base della condizione dimostrata in gara, gli allenamenti per la preparazione di meeting nazionali ed internazionali, campionati italiani ed impegni sempre più prestigiosi. Negli anni hanno solcato la pista del Campo Scuola atleti italiani che ora hanno acquisito fama internazionale e mondiale: facciamo una carrellata di ciò che è successo a Modena gli scorsi anni il 25 aprile.

Nel 2016 il neo-maggiorenne Filippo Tortu registrò il suo primo risultato outdoor stagionale sulla pista di Modena, a quei tempi ancora azzurra. Tortu in quell’occasione vinse la gara con 10”48, con uno dei migliori risultati mai registrati nell’impianto modenese, coronando poi la sua annata coi Campionati Europei a inizio luglio ad Amsterdam dove realizzò il record italiano junior in semifinale con 10”18, rimanendo escluso dalla finale europea di soli 3 centesimi. Chi l’avrebbe mai detto che tre anni dopo Tortu sarebbe diventato l’italiano più veloce di sempre? Alle sue spalle in quell’occasione arrivò Zlatan, oggi gialloblù, che ai tempi indossava ancora la canotta coi colori dell’Atl. Reggio e chiuse in 10”68. Anche al femminile atlete ora di fama internazionale aprirono la loro stagione sulla pista modenese, a vincere i 100 metri femminili fu Irene Siragusa in 11”61, lei nel caso si fossero svolte le olimpiadi di Tokyo avrebbe preso parte alla staffetta 4×100 azzurra. Al secondo posto si piazzò la Dosso e al terzo la giovane diciassettenne Leonice Germini che fece registrare 11”99 ed a quei tempi era ancora tesserata per il club reggiano, mentre oggi di casa Fratellanza. Sempre nel 2016 molte vittorie furono conquistate da atleti che ora vestono spesso i colori della nazionale: nei 400 metri fu Esosa Desalu delle Fiamme Gialle a vincere in 46”87, alle sue spalle arrivò Kevin Menzani, seguito da Mario Romano in Fratellanza, con 47”91.  Nel lungo vinse Filippo Randazzo con 7,62 e fu argento per Riccardo Serra con 7,26,  attuale allenatore del settore salti e non solo in Fratellanza che nel 2015 aveva vinto la gara con 7,21. Nei lanci per i nostri colori a mettere l’oro al collo fu Martin Pilato nel disco con l’ottima misura di 57”18, riuscendo ad avere la meglio sull’attuale primatista italiano del lancio del peso Fabbri. Fu un anno denso di personaggi prestigiosi basti pensare alla vittoria della Di Lazzaro nei 100 ostacoli e dei 400 metri vinti dalla Pasquale con al secondo posto una strabiliante Elisabetta Vandi in meno di 56” all’età di 16 anni.

Nel 2018 la Fratellanza non ottenne nessuna vittoria ma ci fu una pioggia di medaglie d’argento e di bronzo con Drusiani nel peso, Kelvin Purboo nel salto in alto e per Eleonora Iori nei 100 metri.

Nel 2019 invece era stata la scuola Mario Romano a fare manforte di primati personali con Luca Calvano nei 400 maschili ed Elena Pradelli nei 400 femminili con 55”44. Entrambi poi si erano migliorati nel corso della stagione. Nei 3000 metri, introdotti per la prima volta al posto dei 1500 metri, al femminile vinse la giovane Martina Cornia con 10’04” allenata da Fineli.

Tuffi nel passato
Nel 2010 nel “Trofeo Liberazione” fu inserita una gara spuria, utile a iniziare la stagione con un test sugli allenamenti fatti nella preparazione, come i 2000 metri siepi, che furono vinti da Matteo Villani in 5’34”08. Allenato da Renzo Finelli e in forza ai Carabinieri, quell’anno a giugno corse poi a Bergen ai Campionati Europei a squadre. Alle sue spalle seconda piazza per Salami dell’Esercito in 5’37”29. Sempre quell’anno a mettere la medaglia d’argento al collo nei 100 metri ci aveva pensato lo Junior Tommaso Lazzarini, attuale allenatore della velocità femminile, in 10”85.

Nel 2011 una giovanissima Raffaella Lukudo, che si allenava ancora a Modena, arrivò seconda coi colori del Mollificio Modenese Cittadella realizzando l’allora record personale di 56”16 che restò tale per tutta la stagione 2011 per lei che esordiva nella categoria Allieve (da Cadetta i 400 metri non sono contemplati, vengono corsi i 300 metri). Questo rappresentò un risultato di altissimo spessore tecnico, che la portò ad entrare in squadra ai Mondiali Allievi di Lille in Francia e a gareggiare al Festival Olimpico della Gioventù Europea EYOF di Tresibonda in Turchia dove fu sesta nei 400 ostacoli e nella staffetta. Ora la Lukudo, come ben sappiamo, è parte integrante della staffetta 4×400 azzurra e sta collezionando importanti risultati europei e mondiali, come il bronzo ai mondiali di staffette a Yokohama nel 2019. Quell’anno la pedana dell’alto regalò poi uno spettacolo a tutti gli spettatori con Silvano Chesani che riuscì a valicare i 2,23 metri e nell’asta non mancò la vittoria di Rubbiani con 5,30. Nei 100 metri fece capolino sul secondo gradino del podio Tommaso Lazzarini al primo anno Promesse con 10”84, fu secondo anche Drusiani nel peso con 15,25. Anche nel mezzofondo non mancarono sorprese con Christine Santi, allora del Mollificio, che al primo anno di categoria Allieve chiuse la gara dei 1500 metri in 4’39”84 inaugurando una stagione che l’avrebbe portata a vestire la maglia azzurra agli EYOF sui 3000 metri dove fu settima e a Budapest in dicembre in occasione degli Eurocross, dove nonostante fosse ancora Allieva primo anno si guadagnò posto nella squadra Junior.

Nel 2012 nel salto in alto gli spettatori assistettero ad una gara spettacolare con Filippo Campioli che valicò i 2,21 metri, alle sue spalle il gialloblù Ferrante Grasselli con 2,15. Al femminile a vincere fu Elena Vallortigara, una delle poche atlete italiane a valicare proprio nel 2019 i 2 metri, lei che in quell’occasione saltò 1,82. Nell’asta vinse come molti altri anni Matteo Rubbiani con 5,42. Nei 1500 metri fu l’ancora diciottenne Federica Del Buono a vincere la gara in 4’33”75 davanti alla gialloblù Chiara Casolari in 5’36”10 che dimostrò di saper fronteggiare un’atleta con la A maisucola. La Del Buono nel 2013 a soli 19 anni ottenne il quinto posto agli Europei Indoor assoluti a Zurigo e nel 2015 il bronzo ai Campionati Europei assoluti indoor a Praga.

Nel 2014 nei 100 metri furono in gara i velocissimi Desalu e Cattaneo, oggi entrambi titolari della staffetta azzurra. La meglio la ebbe Desalu con 10”53. Nei 110 ostacoli vinse Lorenzo Perini in squadra agli Europei di Berlino 2018 e ai Mondiali di Doha 2019 e detentore di moltissimi titoli italiani negli anni. Quell’anno il gialloblù Ferrante Grasselli vinse la gara di alto in alto con 2,21, sarebbe stato bello vederlo sfidare l’olimpionico Campioli che realizzò questa misura due anni prima nella stessa occasione.

Inutile dire che a tutti: atleti, allenatori, spettatori e giudici mancherà moltissimo questo appuntamento. La voce dello speaker, probabilmente Stefano Ruggeri, con la cronaca delle gare e con l’acclamazione della classifica. Mancheranno le premiazioni, gli abbracci a fine gara con gli avversari e i consigli dell’allenatore a pochi minuti dalla partenza o tra una prova e l’altra. Mancherà l’adrenalina, la tensione e l’agitazione. Mancherà il fatto di riorganizzare il riscaldamento perché i giudici hanno stilato l’ordine di partenza/salto/lancio e “sono finito in” prima/seconda/terza serie. Mancherà il tifo dagli spalti, il video delle gare di Gianni, la “clap” del salto in lungo, i consigli degli allenatori del mezzofondo ai “200” e il colpo di scena che sempre rende avvincente le gare, un salto andato bene nonostante l’asticella abbia traballato per un tempo infinito senza cadere, una volata inaspettata, il miglior lancio realizzato in ultima prova.
Mancherà questo e molto altro, a darci forza è la consapevolezza che siamo tutti uniti nella speranza di poter tornare al più presto a vivere la vera essenza della nostra atletica. Intanto non possiamo fare altro che augurare Buon 25 aprile a tutti.

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